Pensate che l’Islanda ha solo l’1% della popolazione che non si è mai connessa, Finlandia, UK e Svizzera il 6%, Germania l’11% e Francia il 12%, solo per citarne alcune.
Ma quali fasce della popolazione italiana sono ancora fuori dalla rete?
Molte le persone anziane: tra i 65 e i 74 anni ben il 75% non è connesso (la media europea è del 53%), ma purtroppo anche nella fascia tra i 16 e i 24 anni con bassa istruzione troviamo un 7% che non ha mai utilizzato internet (media europea 3%).
Siamo molto indietro. La trasformazione digitale nel nostro Paese trova ostacoli nella carenza di infrastrutture ad alta velocità, di reti accessibili e affidabili, ma soprattutto è frenata da inerzie, resistenze culturali e basse competenze.
E’ evidente che non si tratta solo di trasmettere delle abilità, un “saper fare”, ma di promuovere un profondo cambiamento culturale.
Quando ci approcciamo a qualcosa di nuovo, di sconosciuto, attiviamo immediatamente una serie di schemi emozionali di base che guidano la nostra lettura della realtà e, di conseguenza, il nostro comportamento. Sono schemi emozionali primitivi: amico-nemico (mi posso fidare della persona, dell’oggetto, della tecnologia, con cui entro in contatto?); dentro-fuori (appartenenza o estraneità?); grande-piccolo…
Sviluppare competenze digitali, dunque, passa innanzitutto attraverso la rappresentazione emozionale che ci costruiamo delle tecnologie e del loro uso. Sentirle amiche, vicine, nostre “alleate”, tecnologie di cui ci possiamo fidare, ci consentirà di esplorarne le potenzialità e di proiettarci verso il futuro.
Il 23 ottobre, al Convegno “InnovaFiducia” organizzato da Culture in Expo 2015 a Milano, ne parleremo con Cristiano Radaelli (Anitec), Stefano Pileri (Italtel), Stefano Lorenzi (Sirti), Paolo D’Andrea (Telecom Italia), Franco Micoli (Alcatel Lucent).
Programma e registrazione all’evento: http://innovafiducia.com/.