(circa 28 milioni), e le famiglie che utilizzano internet (circa 13 milioni).
Il 70% della popolazione fra i 6 e 45 anni è connesso alla rete, così come il 44% di coloro che hanno un’ età compresa fra i 45 ed i 64 anni. Anche fra gli over 65 sta aumentando velocemente il numero degli internauti ed è presumibile che la differenza generazionale con il passare degli anni andrà man mano scemando.Inoltre l’Italia è il primo paese in Europa per numero di smartphone (15 milioni) ed un numero molto consistente di tablet (circa 4 milioni). In termini economici è stimato che l’ impatto di internet su PIL è stato dell’ 1,9% nel 2009 e del 2% nel 2010. Parliamo quindi di una cifra superiore ai 31 miliardi di euro per gli acquisti di beni e servizi dove prevalgono due settori che meritano un’annotazione, il turismo in positivo ed il gaming negativo.
In termini occupazionali in Ue dal 2001 al 2011 gli occupati nei settori a maggiore intensità tecnologica sono cresciuti ad un tasso due volte superiore rispetto alla media degli altri lavoratori e i nuovi impieghi, che necessitano di maggiori competenze hight tech, non solo godono di salari più elevati ma hanno resistito meglio alla crisi. La Commissione Europea ha stimato che nei prossimi anni saranno disponibili oltre 800 mila posti di lavoro nella filiera digitale e JhonHiggins, Direttore generale DigitalEurope, ha calcolo che il fabbisogno in Europa sarà di 500 mila posti di lavoro digitale entro il 2015 e di 730 mila a 1,3 mln al 2020 a seconda del ritmo di crescita economica.
L’Italia deve sfruttare questa occasione e migliorare in breve tempo le proprie lacune. Le lauree, sia di primo e secondo livello, in materie ICT rappresentano l’11,48% sul numero degli iscritti del 2010, contro il 13% dell’area dei paesi dell’euro. Gli ambiti di azione in cui investire sin da subito sono Scuola, transizione al lavoro, formazione continua ed inclusione digitale.
La digitalizzazione della Pubblica Amministrazione a partire dalla realizzazione della nuova anagrafe nazionale dei cittadini, dell’identità digitale e dall’attuazione delle norme sulla fatturazione elettronica con interventi coordinati a livello statale, regionale e locale porteranno nel breve periodo alla riduzione dei costi della regolazione con particolare riferimento alle iniziative imprenditoriali ma ridurranno soprattutto i costi, gli adempimenti ed i tempi di attesa per i cittadini migliorandone i servizi offerti. Per fare ciò è indispensabile pensare ad una nuova Pubblica Amministrazione composta da alfabetizzazione digitale per il personale in essere e da nuovi nativi digitali, attuabili entrambi con una staffetta generazionale che è tra le linee guida della ristrutturazione in corso.
Ma a dover recuperare i ritardi sul digital divide non è solo la Pa, tra le imprese solo l’1,7% sfrutta in pieno le nuove tecnologie (big data, cloudcomputing, ecc.) e il 40% è ancora analogica.
In termini di investimenti digitali l’impegno forte del Governo, attraverso lo strumento del Pnr e del Def 2014, è chiaro. Solo per citare alcuni esempi, per favorire la digitalizzazione e l’ammodernamento tecnologico delle piccole e medie imprese è stanziato un finanziamento a fondo perduto mediante voucher dell’importo massimo di 10.000 euro, 100 milioni complessivi per l’intera misura, mentre per gli interventi volti a fornire la connessione digitale con velocità pari a 30 Mbps si arriva ad un credito di imposta ai fini Ires e Irap fino ad un massimo del 65% delle spese sostenute e comunque di 20.000 euro non cumulabili. Questi interventi si tradurranno come è auspicabile in nuove opportunità di lavoro per i giovani.